In futuro, questo lo scenario dipinto dagli addetti ai lavori, i data center viaggeranno su binari di servizio totalmente automatizzati e si parlerà in modo diffuso e pervasivo di “cloud data center”, e cioè dell’estremo stadio di evoluzione della virtualizzazione, con i centri dati virtualizzati tra loro su scala globale. Nel frattempo il lavoro da fare per gli “evangelist” del cloud computing – passaggio obbligato per arrivare allo stadio di cui sopra – è ancora tanto e c’è chi, nella fattispecie gli analisti di Gartner, non mancano di sollevare lecite osservazioni.
Questo post fa volutamente riferimento a considerazioni “vecchie” di almeno sei mesi, quando ancora la bufera della crisi non aveva ancora cambiato drasticamente lo scenario del mercato tecnologico. La riflessione di Gartner con la recessione però poco ha a che fare ed è facilmente intuibile il perché. Se il termine “cloud computing” viene utilizzato con estrema facilità e definito in molti modi diversi – generando confusione sul mercato e dentro le aziende – non è infatti colpa della crisi. Capire le diverse prospettive del fenomeno e le sue innumerevoli applicazioni, evidenziare e precisarne le modalità d’uso per ottenere benefici è quindi il compito primo cui assolvere da chi opera nel mondo IT, vendor di tecnologia ovviamente in testa.
Gartner, di suo, definisce il computing “a nuvola” come un ambiente in cui determinati servizi informatici sono distribuiti in modo scalabile e massivo in modalità “as a service” a soggetti multipli interni o esterni all’azienda attraverso l’utilizzo di tecnologie Internet. Detto questo, cosa possa finire dentro il sacco del cloud computing può diventare oggetto di soggettive interpretazioni. Con tutte le conseguenze del caso. Meglio quindi dipanare i dubbi e partire dal presupposto che il cloud si manifesta concretamente in un utilizzo più focalizzato ed efficiente delle tecnologie di virtualizzazione. Per evitare che il mettere insieme il concetto di cloud quale abilitatore tecnologico e del significato intrinseco dei servizi di computing fruibili dalla “nuvola” generi confusione. Il cloud, come lo vede Gartner, è di fatto l’accesso via Web a servizi che si estendono dalle infrastrutture di sistema (storage in primis) alle applicazioni (per esempio il Crm) e ai processi di business. Basta questo assunto a cancellare gli eventuali dubbi in materia?
Cito testualmente, per evitare di fare a mia volta confusione, quanto dichiarato dagli analisti di Gartner: “cloud system infrastructure services are a subset of cloud computing, but not the entire picture… Virtualisation often is used to implement this underlying infrastructure to support delivery of the cloud computing services…Any provider of cloud computing services must have an environment that includes an infrastructure to support their delivery”.